Dei diritti e delle pene

La Corte di Giustizia europea va rispettata

A fronte delle polemiche sulle sentenze della corte di Giustizia europea, abbiamo già scritto che bisogna prendere una decisione, per cui o si rispettano sempre i giudici di Strasburgo che esprimono dei principi guida, oppure li si contesta apertamente negando loro una qualsiasi autorità morale di indirizzo. Quello che non si può fare è prendere ciò che piace e scartare il resto, perché in questo modo la Corte di Giustizia invece che un punto di riferimento del diritto, diviene un’arma di propaganda. In particolar modo, stupisce che alcuni magistrati ed ex magistrati italiani si siano messi a dire alla Corte che essa si sbagliava sul caso Contrada. Che i giudici italiani polemizzino fra loro nel nostro Paese, è già di per se, quando succede, qualcosa di sconveniente, tale da gettare un’ombra sulla affidabilità della nostra giustizia. Il fatto che si sentano anche di poter contestare la Corte europea è penoso, perché allora si rinuncia alla valutazione di un magistero sovranazionale deputato a fissare delle linee guida alle procure dei singoli Stati. Le nostre procure vogliono essere indipendenti nel loro operare dal consesso europeo? Benissimo, vorrà dire che il diritto secondo l’Unione europea, si ferma davanti ai singoli tribunali delle mille città italiane, questi tribunali ci diano almeno delle verità incontestabili, quelle che i cittadini pretendono eppure non hanno. Dove non abbiamo sentito la magistratura del nostro paese protestare è stato invece sulla sentenza concernente i fatti della scuola Diaz, dove pure la Corte di Giustizia ha contraddetto una sentenza della procura italiana. Tale riserbo è apprezzabile, in compenso si è alzato un polverone tale che è sembrato quasi che nella polizia agisse uno squadrone di torturatori e il governo è arrivato a prendere, sull’onda dell’emozione dell’opinione pubblica, un provvedimento nei confronti di un agente che rivendicava il suo stato di servizio nella drammatica notte dopo il G8. Non abbiamo nulla da eccepire su tutto questo, come non abbiamo nulla da eccepire sulla sentenza nei confronti di Contrada. L’unica cosa che non vogliamo si dimentichi è la tensione a cui furono sottoposte le nostre forze dell’ordine da parte di chi portò la città di Genova sull’orlo del caos. Se la polizia ha sbagliato, si condanni e si persegua chi ha infranto la legge. Dispiace che i teppisti che sfruttarono le contestazioni avvenute in quei giorni per fare la loro guerra allo Stato democratico, l’abbiano fatta franca e quelli che non l’hanno fatta franca, vengono comunque dipinti come degli eroi.

Roma, 17 Aprile 2015